Descrizione
Semplice follia? Incoscienza? Amore cieco che obnubila la capacità di giudizio? Insana voglia di dilapidare le proprie sostanze in operazioni senza speranza di ritorno economico? Probabilmente un mix in parti uguali di tutto questo, diversamente non si spiegherebbe la pervicacia con cui la Jolly Roger si ostina a cercare di rendere giustizia a gruppi storici della scena italiana che quasi sempre (e quasi quasi….cancello il quasi) non hanno raccolto quanto meritavano.
In questa particolare categoria uno degli esempi più eclatanti che si possono fare riguarda i Vanexa, una delle band più storicamente importanti e valide dal punto di vista musicale.
Ciò che troviamo all’interno di questo 1979 – 1980 è già ben spiegato dal titolo, una serie di pezzi, o meglio di testimonianze, il cui valore è da considerare in base al biennio cui le stesse risalgono e dopo opportuna comparazione con quello che usciva nel medesimo periodo sia in Italia che all’estero, in particolar modo in Inghilterra, e su questo ultimo punto aggiungeremo qualcosa di importante tra poco.
Un’altra premessa importante riguarda la qualità audio. 1979 – 1980 contiene una serie di registrazioni qualità demo -demo di allora, attenzione- e registrazioni dal vivo che definire di fortuna sarebbe già eccessivo, ciò nonostante il lavoro di ammodernamento operato sul Cd. Il tutto porta ad un suono che sarebbe giudicato semplicemente inascoltabile su qualsiasi autoproduzione moderna ottenuta con Pc di casa, ma non è questo il modo corretto per approcciarsi all’ascolto di questo lavoro, qui bisogna sedersi, chiudere gli occhi, e tornare indietro con la mente –o lavorare di immaginazione se non in età da poterlo fare- e tornare con i ricordi a sale di incisione ricavate in sala prove con un paio di microfoni alla batteria ed uno al soffitto per la presa diretta, a concerti in spazi improbabili con un pubblico infervorato come una suora di clausura col poster di Ratzinger con i bicipiti di fuori appeso alle pareti della sua cella, a sogni di libertà criniere al vento (e lì devo purtroppo fare un grande sforzo di memoria) e motorini che diventavano Harley Davidson nelle serate davanti ad una birra –ma anche due, tre- a discutere con tifo di tipo calcistico di chi fosse meglio tra loro ed i Vanadium e roba simile.
La formazione all’opera è quella più storica, con l’alternanza al cantato di Fabrizio Cruciani ed Alfio Vitanza, con una differenza qualitativa a mio parere piuttosto marcata a favore del secondo, un elemento poi impegnato in vari progetti “ufficiali” come New Trolls e valente batterista per Graziani, Oxa, Finardi e molti altri, ma soprattutto -se non erro- precedentemente all’opera con i Latte e Miele, uno dei gruppi grandi esclusi dal mio riepilogo sulla Storia Del Prog Italiano, ma anche Cruciani ha fatto il suo con i Knife Edge.
La tracklist si apre in senso cronologico inverso, con Vitanza prima di Cruciani col trittico Hiroshima, Brucia la città, Jane, tre pezzi del registrati nel 1980 allo studio “G” di Genova che, se posti in rapporto con l’epoca, indicano quanto i Vanexa fossero già avanti anche e soprattutto rispetto alla nwobhm allora ancora tutta da definire e contemporaneamente imbevuti della grande lezione dell’HR degli anni 70.
Una nota anche sui testi ancora tutti in Italiano prima del passaggio da Vanessa a Vanexa e l’anglicizzazione del linguaggio che indicano sia un tentativo di impegno sia quanto potessero risultare duri e scomodi anche sotto questo aspetto, tanto che l’inglese servì a mascherare molte cose che procurarono loro grattacapi a iosa.
Poi Mille notti, Lasciami Stare, e Brucia la Città registrati a Savona sempre nell’80, Andare Via, L’Insegnate, La TV live nel 79 a Pietra Ligure e largamente inferiori per qualità audio, ma che presentano un altro aspetto interessante per ciò che riguarda i testi, che toccano vette anche ironico/demenziali stile Skiantos non so quanto volute,
Tra il Greco ed il Latino preferisco uno spino da L’insegnante oppure
Ormai non posso più farne senza
E son soggetto a crisi d’astinenza
Così non ce la faccio più
Mi faccio un buco di TV da La Tv, e parliamo del 79.
Prima di concludere segnalando il finale con Hiroshima, Lasciami stare, e Mille notti live a Belluno 79, di un dovuto omaggio al resto della line-up che ritroveremo in parte nel progetto 404 Not Found e della segnalazione del curato booklet, una importantissima nota storica di cui non ho mai avuto una vera conferma ufficiale, ma che tutti quelli cresciuti in quel periodo conoscono. Ho citato precedentemente Lasciami Stare, un pezzo veramente quadrato ed aggressivo che, se ascoltato attentamente, ricorda senza dubbio qualcosa.
Avete già il Cd? Si, esatto, sembra proprio Never Surrender dei Saxon, un plagio?
Certamente, solo che Denim and Leather uscì nell’81, capito?
Sembra che le cose andarono nel seguente modo: gli ingenui Vanexa consegnarono ai Saxon una cassetta, fiduciosi di poter far loro da supporter nel successivo tour italiano e contenente pezzi non registrati ala SIAE, il resto è storia, la band non fece loro da supporter ed i Saxon scopiazzarono il pezzo indegnamente. Verità o leggenda? Data la gran quantità di testimonianze è più probabile la prima, ciò per farvi notare il valore storico del gruppo.
Disco da avere per fede e per conoscenza, perché ai Vanexa si deve un bel pezzo di metal italiano degli anni 80 ed oltre, e non sono in molti a potersi vantare di qualcosa del genere.